La conosciamo come 4K ed è la tecnologia che sta rivoluzionando la definizione delle immagine sullo schermo. In realtà, il suo nome ufficiale è Ultra High Definition (UHD) o anche Ultra HD, denominazione recentemente approvata con le specifiche (o raccomandazioni) BT-2020 stabilite dall’ITU (International Telecommunication Union).

Per raccontare la storia dell’alta definizione è necessario ritornare alla prima grande transizione nel mondo dei TV, quando ai primi modelli con schermo piatto seguirono quelli che promettevano l’alta definizione. Con l’HD si apriva un nuovo mondo ricco di dettagli sorprendenti e maggiore coinvolgimento per il telespettatore e per il videogiocatore. Si passava dalla risoluzione SD (Standard Definition, 720×480 o 720×576 pixel, secondo gli standard) a quella HD (1.280×720 pixel).

Oggi i nostri televisori supportano due formati HD, indicati come 720p o HD e 1080p o Full HD (1.920×1.080 pixel, la “vera” alta definizione). Gli apparecchi in vendita sono dotati di risoluzione Full HD, anche se i contenuti (film, programmi televisivi, giochi, ecc.) sono “solo” HD 720p, in buona parte dei casi.

Il passo successivo nella storia dell’alta risoluzione è stato rappresentato chiaramente dall’arrivo dell’Ultra HD che, proprio come avviene per l’HD (720p e 1080p), copre due formati per la risoluzione: si parte con il 4K, chiamato anche 2160p, e si finisce con 8K, chiamato anche 4320p.

Ultra HD: cosa cambia per l’utente?

È facile intuire i primi e più evidenti vantaggi per il telespettatore che usufruisce dei contenuti 4K: dettagli e particolari, oltre che una totale immersione nelle scene.

Proprio come avviene per i dispositivi mobile – smartphone, tablet – ad altissima definizione, il 4K è caratterizzato da pixel più piccoli su schermi della stessa dimensione, il che significa vedere un’immagine più dettagliata quando la si osserva alla stessa distanza.

Infatti il numero di pixel quadruplica nel passaggio dal Full HD 1080p al UHD 4K o 2160p (parlando di un’area, al raddoppiare dei lati lungo e corto, la superficie è quattro volte tanto). Questo è importantissimo per schermi di grandi dimensioni (oltre 55”), dove i pixel di un 4k sono grandi in pratica un quarto rispetto alla dimensione di un equivalente Full HD.


Continua in modo costante l’aumento delle imprese e persone iscritte al Registro F-Gas  e di quelle certificate. Secondo i dati forniti da Unioncamere ed Ecocerved riferiti al Regolamento 303 (refrigerazione, condizionamento d’aria e pompe di calore) al 30 giugno risultavano iscritte 48.262 imprese (22.088 quelle certificate) e 76.546 persone (54.586 certificate).

I dati testimoniano che il rapporto imprese iscritte/certificate è passato dal 29% del gennaio 2015 al 45% attuale, sono oggi maggiormente consapevoli della necessità di certificarsi per poter continuare ad operare nel settore. Eppure, in queste ore, il Ministero dell’Ambiente sta inviando tramite PEC una lettera nella quale si invitano le circa 30 mila imprese iscritte al Registro Nazionale F-GAS ma non ancora certificate ad accedere al sito F-Gas per compilare e inviare un questionario all’indirizzo web  www.fgas.it/questionario (“Questionario riservato alle imprese non certificate, iscritte al Registro FGas”) in cui si chiede il motivo della mancata certificazione.

A questo proposito, è utile ribadire che una volta che la normativa per le imprese che si occupano di installazione e manutenzione di impianti contenenti f-gas prevede di adempire a due percorsi di iscrizione e certificazione differenti:

  • il primo riguardante la persona che opera sull’impianto: iscrizione al Registro Nazionale F-Gas (con rilascio di numero di iscrizione “PR” seguito da 6 cifre) e poi conseguimento della certificazione personale (ovvero il documento comunemente chiamato “Patentino F-Gas”, riportante il relativo numero di certificazione)
  • il secondo percorso riguarda invece l’impresa: iscrizione al Registro Nazionale F-Gas questa volta come impresa (il certificato rilasciato avrà un numero di iscrizione che incomincerà con “IR” seguito da 6 cifre) e successivamente la certificazione aziendale: essa consiste nella predisposizione di un Piano della Qualità verificato da un ente di certificazione accreditato, il quale rilascerà poi il certificato aziendale riportante il numero di certificazione.

L’iniziativa ministeriale, pensata nel quadro delle attività di vigilanza e controllo, sottende la supposizione che un’impresa iscritta al Registro F-Gas ma non certificata eserciti abusivamente l’attività.

Il Ministero chiede di riferire sul perché tale certificazione non sia stata ancora ottenuta e impone all’impresa di motivarne le ragioni attraverso l’accesso al sito F-Gas, entro 15 giorni.

Ricordiamo alle imprese interessate che la nostra azienda opera da oltre 30 anni nel settore dei corsi di formazione. Richiedi ora informazioni sui nostri corsi di formazione e sul nostro Corso F Gas


Tra Silvio Berlusconi e Vincent Bollorè, due tra gli uomini più potenti d’Europa, c’è grande intesa. L’unione tra Vivendi e Mediaset, secondo quanto si è potuto ricostruire, è sempre più reale ed nata negli uffici di Cologno Monzese dalla volontà da parte di Mediaset di competere a livello europeo.

I giornali degli ultimi giorni grondano di anticipazioni sui dettagli dell’operazione. Secondo Carlo Festa del Sole 24 ore, per esempio, l’accordo preliminare tra le due società dovrebbe essere annunciato domani. “Tutto ruoterà – scrive Festa – sullo scambio azionario del 3,5 per cento di Vivendi e di Mediaset. La quota di Vivendi vale 870 milioni, quella di Mediaset 150 milioni: ovviamente se in questi giorni che mancano alla definizione non ci saranno fluttuazioni in Borsa. La differenza di capitalizzazione sono dunque circa 700 milioni”. Questo significa che, affinché lo scambio del 3,5% delle azioni possa essere “alla pari”, la società italiana dovrà compensare quella francese per circa 700 milioni.

Dividendo le strade (almeno quelle societarie, non editoriali) della pay tv e della tv generalista, Mediaset torna a concentrarsi sul suo business storico: con lo sport (che in Italia e in Europa è sorpattutto il calcio) e i film da Prima Visione migrati sulla pay (e che hanno fatto la fortuna di Sky), la tv generalista è stata più volte data per spacciata. Ma così non è: il «consumo» di tv, inteso come ore passate davanti allo schermo, è in aumento in tutto il mondo. I canali gratuiti si specializzeranno sempre di più su eventi unici, dove il palinsesto, inteso come un programma non ripetibile a una certa ora di un certo giorno (o lo vedi o lo perdi), ha ancora un suo peso; il contrario della pay-tv dove è l’utente a scegliere come vedere un contenuto.

L’obiettivo dell’operazione è allora noto da tempo: creare un campione europeo dei contenuti che possa competere con colossi a stelle e strisce del rango di Netflix. Ma proprio qui entra in gioco la “fase 2″ dell’alleanza tra Mediaset e Vivendi. Sempre secondo Il Sole 24 ore, “il progetto anti-Netflix sotto la regia dell’imprenditore franco tunisino Tarak Ben Ammar prevede una piattaforma comune partecipata da entrambi i gruppi e aperta ad altri soggetti, magari anche alle major Usa”. Non solo: “Vivendi – scrive Festa sul giornale di Confindustria – ha 8 miliardi di euro in cassa ma ha bisogno di alleati come Mediaset (che fra l’altro possiede Medusa) per produrre contenuti esclusivi in Europa”.


Un accordo per portare i 100 Megabit a tutta la popolazione italiana, grazie ai fondi pubblici (3,5 miliardi di euro subito disponibili), all’impegno di Enel e degli operatori privati. Sono i giorni importanti perché, come annunciato il premier Matteo Renzi, questo mese ci sarà il primo bando di gara della nuovo piano banda ultra larga (al 2020), in occasione dell’Internet Day, che verrà celebrato dal Governo il 29 e 30 aprile, a trent’anni dallo sbarco dell’Italia su Internet.

Solo pochi giorni fa il sottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico Antonello Giacomelli ha annunciato il primo accordo stretto con le Regioni, con la Toscana, per fare i bandi di gara futuri. L’accordo è per usare 240 milioni di euro pubblici. Nei prossimi giorni si chiuderà anche con Lombardia e Abruzzo. “Siamo in dirittura d’arrivo anche noi, con un accordo da 255 milioni di euro, entro aprile”, fanno sapere dalla Regione Emilia Romagna.

L’accordo con le Regioni è necessario per utilizzare i fondi in modo coordinato e centralizzato, in particolare per costruire una rete in fibra ottica di proprietà pubblica nelle aree dove gli operatori non vogliono investire, ossia 7300 comuni. A questo proposito, serve ancora un passaggio formale tra il Governo e la Commissione europea, che avverrà “forse la prossima settimana”, fanno sapere dal ministero.
La copertura della fibra ottica già è prossimo al 50 per cento della popolazione, con la rete Tim e, in misura minore, Fastweb, Vodafone. Si tratta di fibra ottica fino agli armadi stradali, che però già da quest’anno porta a offerta a 100 Megabit. Sempre nelle aree ricche si concentrerà, almeno all’inizio, il piano di Enel: per coprire l’80 per cento di 224 città entro tre anni. La sua rete però arriverà fino agli appartamenti, quindi potrà dare da subito 1-2 Gigabit al secondo. Al momento, reti in fibra fino agli appartamenti sono di Fastweb (quella storica, in sette città), di Tim (a Milano con 300 Megabit e poi in 100 città entro il 2018) e Metroweb (Milano, Bologna, Torino con offerte Vodafone a 300 Megabit e in futuro Roma, Napoli, Firenze, per un totale di 10 città). Wind e Tiscali hanno solo offerte su reti altrui, Tim e Metroweb.


“Qui abbiamo i sindaci che rappresentano i territori che per primi usufruiranno di un progetto che Enel, insieme ad alcune importanti aziende private, andrà a realizzare in 224 città. Il tema è banda larga ovunque”. Con queste parole, la settimana scorsa il premier Matteo Renzi ha presentato il progetto della banda larga portato avanti dalla società elettrica. È uno dei progetti su cui il Governo punta di più: realizzare una nuova rete per le comunicazioni via Internet. Una rete costruita sia dai privati (come sta già avvenendo, con capofila Telecom Italia), sia dal pubblico.

Perugia, Cagliari, Venezia, Bari, Catania: sono queste le città scelte da Enel per avviare il progetto Banda Ultra Larga, che consentirà di navigare fino a 30 mega bps al secondo.
Così il premier su Facebook: “Insieme ai sindaci di cinque Comuni abbiamo presentato il progetto Banda Ultra Larga di Enel. In sintesi. L’Italia vuole recuperare il tempo perduto sulla rete ad alta velocità – prosegue – Per correre dobbiamo lanciare le gare per i territori non coperti da interesse di mercato (segnatevi la data del 29 aprile) e contemporaneamente incoraggiare tutti gli sforzi degli operatori privati per dare banda ultra larga agli italiani”.


Il Conto Termico 2.0., in vigore dal 31 maggio 2016, potenzia e semplifica il meccanismo di sostegno già introdotto dal decreto 28/12/2012. Introduce infatti delle importanti novità in merito alla modalità di accesso agli incentivi e ai soggetti ammessi (sono ricomprese oggi anche le società in house e le cooperative di abitanti). Sono inoltre stati introdotti nuovi interventi di efficienza energetica; è stata aumentata la dimensione degli impianti ammissibili e snellita la procedura di accesso diretto per gli apparecchi a catalogo.

Altre novità riguardano gli incentivi stessi: sono infatti previsti sia  l’innalzamento del limite per la loro erogazione in un’unica rata(dai precedenti 600 agli attuali 5.000 euro), sia la riduzione dei tempi di pagamento che passano da 6 a 2 mesi.

Quali interventi sono incentivabili?

Grazie al Nuovo Conto Termico è possibile riqualificare i propri edifici per migliorarne le prestazioni energetiche, riducendo i costi dei consumi e recuperando in tempi brevi parte della spesa sostenuta. Inoltre facilita le PA nell’esercizio di un ruolo esemplare in materia energetica e contribuisce a costruire un “Paese più efficiente”.
Le tipologie di intervento incentivabile sono:
1) Incremento dell’efficienza energetica in edifici esistenti (RISERVATI ALLE PA)

Efficientamento dell’involucro:

  • coibentazione pareti e coperture;
  • sostituzione serramenti;
  • installazione schermature solari;
  • trasformazione degli edifici esistenti in “nZEB”;
  • illuminazione d’interni;
  • tecnologie di building automation.

Sostituzione di impianti esistenti per la climatizzazione invernale con impianti a più alta efficienza come le caldaie a condensazione.

2) Interventi di piccole dimensioni di produzione di energia termica da fonti rinnovabili e di sistemi ad alta efficienza
Sostituzione di impianti esistenti con generatori alimentati a fonti rinnovabili:
  • pompe di calore, per climatizzazione anche combinata per acqua calda sanitaria;
  • caldaie, stufe e termocamini a biomassa;
  • sistemi ibridi a pompe di calore.

Installazione di impianti solari termici anche abbinati a tecnologiasolar cooling per la produzione di freddo.

Gli interventi devono essere realizzati utilizzando esclusivamente apparecchi e componenti di nuova costruzione e devono essere correttamente dimensionati in funzione dei reali fabbisogni di energia termica.

Chi sono i beneficiari degli incentivi?

Le Pubbliche Amministrazioni, imprese e privati hanno accesso a fondi per 900 milioni di euro annui, di cui 200 destinati alla PA. Responsabile della gestione del meccanismo e dell’erogazione degli incentivi è il Gestore dei Servizi Energetici.
Nel dettaglio:
  1. Pubbliche Amministrazioni, inclusi gli ex Istituti Autonomi Case Popolari, le cooperative di abitanti iscritte all’Albo nazionale delle società cooperative edilizie di abitazione e dei loro consorzi costituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico, nonché le società a patrimonio interamente pubblico e le società cooperative sociali iscritte nei rispettivi albi regionali;
  2. Soggetti privati.

Al via gli incentivi per l’agevolazione delle energie rinnovabili: con un comunicato stampa del 23 giugno 2016, Il Ministero dello Sviluppo Economico, informa che saranno messi a disposizione oltre 400 milioni di euro all’anno a favore dei nuovi impianti che verranno selezionati nel 2016.

L’incentivazione avrà durata di vent’anni, venticinque per il solare termodinamico. Complessivamente saranno investiti nelle energie rinnovabili circa 9 miliardi di euro nel ventennio.

Il finanziamento massimo complessivo di erogazione è di 5,8 miliardi di euro annui previsto per le energie rinnovabili, diverse dal fotovoltaico, oggi in bolletta, e gli incentivi verranno assegnati attraverso procedure di aste al ribasso differenziate per tecnologia per gli impianti di grandi dimensioni (>5 MW), mentre gli impianti inferiori a tale soglia dovranno chiedere l’iscrizione ad appositi registri.

Verranno incentivate le tecnologie più efficienti, (come l’eolico) a cui viene assegnata circa la metà delle risorse disponibili, la restante sezione è equamente distribuita tra le tecnologie ad alto potenziale, (come il solare termodinamico), e alle fonti biologiche il cui utilizzo è connesso alle potenzialità dell’economia circolare.


L‘Osservatorio Smart Manufacturing del Polimi sulla digitalizzazione delle imprese italiane mostra uno scenario a doppia faccia: buona parte delle aziende è molto avanti e i progetti hanno raggiunto un valore di 1,2 miliardi, ma “più di un terzo dichiara di non conoscere il tema Smart Manufacturing/Industry 4.0 (in dettaglio il 32% delle grandi imprese e il 48% delle Pmi).

Questi dati però vanno interpretati: nei settori Automotive, Alimentare e Macchinari, la percentuale degli intervistati che conosce il tema è vicina al 70%, in altri settori il numero di coloro che dichiara di non conoscere la materia è superiore al 50%. Approfondendo la conoscenza delle singole Smart Manufacturing Technologies – si legge ancora – emerge un grado di non conoscenza, per ciascuna tecnologia, prossimo al 40%.

Sul fronte tecnologico su circa 600 applicazioni di Smart Manufacturing (il numero delle applicazioni Smart Manufacturing in Italia cresce del 30% rispetto al 2015), le tecnologie più diffuse risultano quelle di Industrial IoT e Analytics a supporto delle attività esecutive (produzione e logistica), con alcune interessanti novità (la crescita dell’Industrial Analytics nei processi di planning) – evidenzia il Polimi – e alcune conferme (l’Additive Manufacturing nello Sviluppo Nuovo Prodotto per funzioni di Rapid Prototyping).

“La rivoluzione digitale richiede conoscenze specifiche, ma la ricerca rivela un gap nelle competenze digitali nel tessuto produttivo, in particolare nelle PMI. Colmare queste lacune è un elemento fondamentale per il successo dei progetti – aggiungeAndrea Sianesi, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Manufacturing -. L’opportunità costituita dalla digitalizzazione dell’industria porta con sé anche un rischio di ‘Digital divide’ tra le imprese che dispongono di competenze specialistiche e le altre, soprattutto piccole realtà, che rischiano di rimanere fuori da questa evoluzione”.


Indossiamo già abbastanza i nostri smartphone, eppure la tecnologia wearable, cioè indossabile, è una delle frontiere più interessanti da scoprire al momento.

Fino a questo momento, però, gli oggetti indossabili non hanno riscontrato gran successo a causa di due motivi fondamentali: molti modelli non sono ancora del tutto indipendenti dallo smartphone e creano alcuni disagi agli utenti ormai abituati ai classici orologi dalla batteria a lunga durata.

Il primo di questi limiti è facilmente aggirabile grazie all’adozione di un modulo Wi-Fi e uno slot per SIM; per il secondo invece la soluzione non è stata così immediata. Un team di scienziati provenienti dalle Università dell’Illinois, del Northwest, della Cina e della Coerea del Sud hanno progettato una batteria speciale ad energia solare flessibile, perfetta per gli indossabili come ad esempio gli smartwatch.

I diversi componenti della batteria e delle celle solari sono integrati in una struttura di silicone e sono connessi tramite giunture realizzate in un polimero di rame flessibile. Il risultato? Una batteria che può piegarsi e allungarsi del 30% senza perdere le proprie funzionalità, perfetta per essere integrata in dispositivi di piccole dimensioni e indossati attorno al polso.  È inoltre impermeabile e può quindi essere usata anche per dispositivi pensati per le attività sportive o all’aperto.

L’ Ing. Erica Bianconi, consulente energetico per Eurosatellite, è autrice dell’articolo

Il 02 marzo 2016 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DM 16/02/2016 relativo al nuovo Conto Termico, il cosiddetto CT 2.0. che regola l’”Aggiornamento della disciplina per l’incentivazione di interventi di piccole dimensioni per l’incremento dell’efficienza energetica e per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili”. Il Conto Termico 2.0, sarà in vigore a partire dal 31 maggio 2016. Sono previsti fondi rivolti a Pubbliche Amministrazioni, imprese e privati per un totale di 900 milioni di euro annui, di cui 200 destinati alla P.A. Il Responsabile della gestione del meccanismo e dell’erogazione degli incentivi è il Gestore dei Servizi Energetici.

SOGGETTI BENEFICIARI DELL’INCENTIVO

Il Decreto definisce due categorie di soggetti beneficiari degli incentivi del Conto Termico 2.0.

  1. Soggetti Ammessi (SA)

Per Soggetti Ammessi si intendono i soggetti che hanno la disponibilità dell’immobile e sono i beneficiari degli interventi oggetto di incentivazione, ovvero:

  • soggetti titolari di diritto di proprietà (anche nuda proprietà) dell’edificio/immobile;
  • soggetti che hanno la disponibilità dell’edificio/immobile, perché titolari di diritto reale o personale di godimento (equiparati ai titolari di diritto di proprietà).

La tipologia di SA, se pubblico o privato, è determinante per stabilire le categorie di interventi incentivabili e le procedure di accesso.

  1. Soggetti Responsabili (SR)

Per Soggetti Responsabili si intendono i soggetti che hanno sostenuto direttamente le spese per l’esecuzione degli interventi e che in virtù di questo possono presentare istanza di riconoscimento degli incentivi al GSE e che saranno beneficiari degli incentivi, quindi:

  • se il SA sostiene direttamente le spese per l’intervento (o tramite finanziamento), coincide con il SR
  • se il SA si avvale del supporto di una ESCO per la realizzazione degli interventi che si farà carico delle relative spese di realizzazione, la ESCO coincide con il SR e sarà beneficiaria dell’incentivo.

TIPOLOGIE DI INTERVENTI INCENTIVABILI

Il Decreto definisce diverse tipologie di interventi incentivabili a seconda che siano richiesti da Pubbliche Amministrazioni o soggetti privati.

  1. Interventi incentivabili per P.A. e privati

Possono essere richiesti gli incentivi del Conto termico per i seguenti interventi:

  • sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti con pompe di calore;
  • sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con generatori di calore alimentati da biomassa;
  • installazione di collettori solari termici, anche abbinati a sistemi di solar cooling;
  • sostituzione di scaldacqua elettrici con scaldacqua a pompa di calore.
  • sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti con sistemi ibridi a pompa di calore con caldaie a condensazione (introdotto dal CT 2.0)

Per questa categoria di interventi, le novità introdotte dal Conto termico 2.0 sono le seguenti:

  • elevazione della soglia di ammissibilità, per i sistemi di climatizzazione, dagli attuali 1.000 kW a 2.000 kW, mentre, per i sistemi solari termici, dagli attuali 1.000 mq di superficie lorda installata a 2.500 mq;
  • sostituzione di più generatori di calore presso uno o più edifici e/o case isolate con un impianto di generazione centralizzato di potenza minima superiore a 1.000 kWt, se la sostituzione coinvolge almeno il 70% dei generatori esistenti e tutti i generatori sostituiti sono alimentati a biomassa, carbone, olio combustibile o gasolio;
  • per le serre (per le sole aziende agricole), è consentito il mantenimento dei generatori esistenti a gasolio con sola funzione di backup;
  • per le aziende agricole e le imprese nel settore forestale, oltre alla sostituzione, è consentita l’installazione di impianti con generatori a biomassa;
  • la sostituzione di generatori di calore a GPL con generatori di calore a biomassa in aree non metanizzate è estesa anche alle imprese nel settore forestale oltre che per aziende agricole.
  1. Interventi incentivabili solo per P.A.

Per le Pubbliche Amministrazioni si parla dei seguenti interventi incentivabili:

  • isolamento termico di superfici opache,
  • sostituzione di chiusure trasparenti,
  • sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti con generatori di calore a condensazione,
  • installazione di sistemi di schermatura e/o ombreggiamento.

Il  Conto termico 2.0 ha introdotto una nuova serie di interventi:

  • trasformazione degli edifici esistenti in “edifici a energia quasi zero”,ovvero ristrutturazione edilizia, compreso l’ampliamento fino ad un massimo del 25% della volumetria, finalizzato a trasformare gli edifici di proprietà della PA in “edifici a energia quasi zero”, nel rispetto dei requisiti di cui al DM 26.06.2015;
  • sostituzione di sistemi per l’illuminazione d’interni e delle pertinenze esterne degli edifici esistenti con sistemi efficienti di illuminazione;
  • installazione di tecnologie di gestione e controllo automatico (building automation) degli impianti termici ed elettrici degli edifici ai fini del miglioramento dell’efficienza energetica nel riscaldamento, raffrescamento, ventilazione e condizionamento, produzione di acqua calda sanitaria, illuminazione, controllo delle schermature solari, centralizzazione e controllo integrato delle diverse applicazioni, diagnostica e rilevamento consumi […], afferenti almeno alla classe B della Norma EN15232.

PROCEDURA DI ACCESSO AGLI INCENTIVI

Il nuovo Conto termico 2.0 prevede due diverse modalità di accesso agli incentivi da presentare al GSE per via telematica sul portale dedicato.

  1. Accesso diretto

La modalità di richiesta tramite accesso diretto è consentita solo successivamente alla realizzazione dell’intervento attraverso la presentazione al GSE di un’apposita scheda-domanda. Il nuovo Conto termico 2.0 ha inserito inoltre la “modalità semi-automatica” per apparecchi domestici di piccola taglia (Potenza Nominale ≤ 35 kW o Superficie ≤ 50 mq). Il GSE rende pubblico, aggiornandolo periodicamente, un catalogo degli apparecchi, macchine e sistemi che possono accedere a tale semplificazione di invio.

  1. Prenotazione degli incentivi

La modalità di richiesta tramite prenotazione degli incentivi è prevista solo per le Pubbliche Amministrazioni  che possono “prenotare” l’incentivo prima dell’avvio dei lavori, ma i lavori dovranno iniziare entro 60 giorni dalla data di esito positivo del GSE e concludersi entro 12 mesi dalla stessa data.

DURATA  ED AMMONTARE DELL’INCENTIVO

Gli incentivi previsti dal conto termico sono erogati in rate annuali, da 2 a 5, a seconda della tipologia e della dimensione dell’intervento (vedi Tabella). Nel caso in cui l’ammontare totale dell’incentivo non superi i 5.000 € (non i 600 € previsti nel precedente Conto Termico), il GSE corrisponde l’incentivo in un’unica rata. In nessun caso, l’ammontare dell’incentivo erogato può eccedere il 65% delle spese sostenute. Il pagamento della prima rata è previsto con data di pagamento ultimo giorno del mese successivo a quello del bimestre (e non il semestre come indicato nel precedente conto termico) in cui ricade la data di attivazione del contratto.

Articolo tratto da  SolareB2B